Preghiera per chi è più fragile.
Ti chiedo con tutto il cuore, Signore della tenerezza e dell’Amore, non abbandonare al loro destino le persone più fragili, quelli che faticano a vivere per tutte le difficoltà che incontrano ogni giorno. Permetti Signore, che possano dare un senso alla loro sofferenza e, quando questo non è possibile, intervieni a lenire il loro male, perché proseguano nel loro cammino con maggior fiducia e con desiderio vivo del tuo bene, sempre. Abbi cura dei tuoi figli, guarda alla loro fragilità, sorreggili perché riescano ad avere più pazienza e trovino con coraggio il modo giusto di vivere e sperare, arricchendo la loro esistenza di buone relazioni e di buone opere, siano vero balsamo per ferite del cuore e dell’anima. La tua Misericordia accompagni i nostri passi fino al traguardo che tutti attende, e quelli che non conoscono la tua dolcezza e non comprendono la tua Parola, avvertano comunque nel tuo silente sostegno grande consolazione e incoraggiamento.
Pace
Vi è vera Pace ove non prevale orgoglio ma il vivo desiderio di riconciliazione.
In sentimenti limpidi come acqua di sorgente si renda onore alla speranza di serenità condivise.
Sia colma nel cuore la gioia di motivate rinunce che maturino alle parti nuove insperate ricchezze.
Si consumi cosi l’anelito di vera quiete lenisca le ferite delle fragili anime nel mondo.
La verità
Ti scava nel profondo, mette a nudo le tue mancanze, è sgradita compagna, di lei faresti a meno volentieri, sempre pronto però a invocarla, quando l’uso ti può favorire. Ti è motivo di imbarazzo, poiché richiama a scomodi doveri, guardi a impegnative situazioni, che fanno emergere d’intorno, quello che nelle contraddizioni, sapientemente nascondi, solo per tua comodità. Ti senti fragile e indifeso, di fronte a queste circostanze, perché ti fan capir che tu non sei, il centro della tua realtà, ma di Lei anche se ti vuoi sforzare, possiedi solo la tua misera porzione, e questo gioca contro l’ambizione, di aver compreso quel che ti è d’intorno.
Poveri noi
Noi siamo davvero poveri, quando ci crogioliamo nelle nostre certezze, quando nelle sicurezze e nelle comodità ci consoliamo, quando non rinunciamo a nulla e non ci mettiamo in gioco, per chi domanda con disperazione.
In fondo non ci manca nulla, quello che è necessario noi l’abbiamo, eppure più della metà del mondo il necessario non sa neppur che cosa sia.
“Non tocca a me”, è il Mantra che invochiamo, sicuri che nel giusto ognor noi siamo.
Quanto vorrei ci fosse più certezza, che il mondo cambia a partire da un sorriso, da un piccolo sì, da un pane condiviso, da un tempo prezioso a cui puoi rinunciare, per farne dono a chi neppure questo ha più.
È vero che i potenti senza sforzo, potrebbero cambiar le sorti chi vive nel dolore, ma nessuno può sentirsi esonerato, nel tendere la mano per dare quel che può, le briciole tornino quindi a farsi pane, per chi di vera giustizia ha sempre fame.
Il riscatto
Viviamo in un mondo ingiusto, che non sa o non vuole guardare al perdono come a una risorsa. Chiunque sia davvero consapevole dei limiti e degli errori personali, chi davvero voglia riscattarsi, ha il diritto di ottener perdono, altrimenti la condanna, sarebbe ancora peggio dell’errore.
Solo chi è padrone della Verità può giudicare senza errore. I nostri sono giudizi parziali, figli delle opinioni personali nella incapacità di cogliere tutta la realtà che c’è nell’altro.
Eppure siamo così pronti a giudicare, sanando colpe che portiamo dentro. Non sia mai nessuno già scontato, perché i preconcetti son frutto amaro di un peccato di superbia senza cuore, l’errata sicumera di conoscer tutto.
Ognuno ha diritto al suo riscatto, ognuno di provare a correggere, l’errore che già lo ha tormentano. Se zittisci qualcuno malamente, impara invece ad ascoltare, perché può essere vera opportunità, per chi ha qualcosa nel suo cuore, e non ha il altro modo per donarlo, se viene schiacciato dal giudizio, di chi desidera solo etichettarlo.
La vera povertà
Essere povero non è una colpa, pensiamo invece a quale povertà ci riferiamo.
Domandiamoci se il nostro non essere poveri è davvero un merito, o se è frutto di compromessi, di sottomissione a regole non scritte, un condizionamento costante verso una ricchezza che è soltanto benessere materiale e quasi mai spirituale.
Allora i nostri piccoli meschini traffici, tra il lecito e l’illecito, sono davvero un merito, se non ci hanno fatto cadere nella povertà?
La vera povertà è quella di non curare le proprie relazioni, di non avere attenzione alle proprie potenzialità e qualità naturali, quanto delle fragilità che ci circondano, verso le quali dobbiamo usare profonda umanità.
Abbiamo avuto tutti uguali opportunità, giustizia, siamo stati tutti sullo stesso piano, o alcuni di noi erano vittima di pregiudizi o stereotipi?
Fra tutte queste elucubrazioni mentali non sarebbe forse il caso, di rimboccarsi le maniche di guardarsi intorno dando una mano a chi ha più bisogno di noi, perché senza demerito si trova in condizioni più sfortunate?
Smettiamo di etichettare le persone perché non conosciamo ne il loro animo ne la loro storia e difficoltà che realmente affrontano ogni giorno.
Allora forse quando parleremo di povertà daremo un senso più vero e autentico di ciò che concretamente può essere povero intorno a noi e in noi stessi.
La collina e la fossa
Un giorno, forse lontano, forse no, quando Gesù verrà ci troverà sopra una collina o in una fossa. È sulla collina chi, ogni giorno, accettando i sacrifici della vita, con pazienza ha lasciato dietro a se il peso di quanto portato sulle proprie spalle. Così giorno dopo giorno questi sassi sono diventati la nostra collinetta personale che per alcuni è piccina, per altri sembra quasi un monte. Infine ci son quelli caduti nella fossa, che ogni giorno hanno scavato con livore, con rabbia, con invidia, rancore, odio, usando le mani, prendendo a morsi la terra, caricando quelli pazienti, dei loro pesi. Hanno incolpato Dio di ogni loro insuccesso e odiato tutto quello che si contrapponeva ai loro obbiettivi. Hanno ogni giorno scavato una fossa profonda come la rabbia che portavano nel loro cuore di pietra, senza speranza o amore. Chi sulla propria collinetta lodava Dio per l’opportunità di avere avuto un giorno ancora per provare ad essere migliore, veniva deriso e schernito da chi nella rabbia li aveva caricati del peso scavato. Questo è il destino di noi, un destino che costruiamo ogni momento, consumandoci nella speranza di ogni giorno lieti di esserci, o nell’odio che tutto cancella e distrugge nell’ingratitudine, tra ponti progettati nell’amore e campi minati dal rancore.
Confidiamo
Confidiamo in te Signore, sommo bene, perché senza di te siamo confusi e ci sentiamo perduti. Solo tu vuoi davvero ciò che bene per noi e ci conforti con il tuo sostegno, che non viene mai a mancare, perché tu hai cura di noi ora e sempre. Osservi la nostra debolezza e non volgi lo sguardo da un’altra parte, ma sei fedele sempre nell’amore. Confidiamo in te perché sei l’unica nostra risorsa, l’unica certa, l’unica che non ci tradirà mai. In te quindi poniamo la nostra fiducia e mettiamo nelle tue mani la nostra fragilità perché tu sia nostro consolatore e Signore. Dio nostro, benedici i nostri passi, aiuta il nostro cammino, sorreggi ci sostienici nelle difficoltà quotidiane, perché possiamo davvero compiere ciò che a te gradito, amen.
La preghiera non è una gomma
Io non so spostare le montagne e neppure una briciola di pane davanti ai miei occhi, ma ho comunque fede in Te, Signore, pur essendo un povero peccatore. La mia preghiera non ha valore perché sono io a pronunciarla, ma perché sei Tu ad ascoltarla. Per chi crede, le croci non si cancellano, la preghiera non è una gomma che fa sparire ogni sofferenza, Cancella ogni ingiustizia ogni dolore ogni sopruso. La preghiera è un invocazione, perché speriamo con tutto il cuore che in questo cammino Tu non ci lasci soli che Tu voglia essere accanto a noi, prendendoci per mano e infondendo a noi quel coraggio di cui abbiamo tanto bisogno. La preghiera è balsamo per le nostre fragilità, che rimarranno quasi certamente, ma ci troveranno più preparati ad affrontare quello che il cammino ci pone dinnanzi. Quindi la preghiera ha un senso, anche quando all’apparenza non risolve i problemi, ma nell’intimo cambia il cuore delle persone, ci conforma al nostro destino, che non è quello di vivere in questo mondo, in questa vita che è solo una piccola frazione del tutto, ci rende pronti, un passo alla volta, a quello a cui siamo comunque destinati, la vita eterna e la Gloria che ci attende, dono che Tu prepari per chi, nonostante tutto, non ha smesso mai di credere in Te e ha continuato a invocarti.
Il ponte
La misericordia è quel ponte santo
che collega l’Amore di Dio
alla fragilità umana
permettendo l’azione della Grazia.
Così quella attenzione divina
che mai ci abbandona
diviene per noi salvezza e pace.
Vittime innocenti
Innocenti fragilità defraudate, vilipese e maltrattate, non accudite per disinteresse, aggredite e sfruttate in ogni modo in oltraggio alla Vita in qualsiasi momento, tra il concepimento e la morte, non c’è pace per chi non ha rispetto.
Oggi è il lavoro, domani la gelosia, poi la voglia di essere liberi di non avere impegni di non avere legami, mille sono le scusanti che portano a questa ingiustizia che si perpetua in modo grave, sanguinoso, omicida.
Uomini Donne bambini anziani resi schiavi per situazioni di sporchi interessi, indifferenza, noncuranza, malignità.
Tu, nato povero, e subito reso profugo, hai toccato con mano cosa sia la fragilità. Soccorrici e consolaci in questo cammino, la Giustizia vera alla fine non venga a mancare e riordini ogni cosa.
Amen.
Il Golgota
Difficile comprendere il senso di tutta quella sofferenza accettata, quella umiliazione, il dolore atroce nella flagellazione, la follia della croce, una morte ignobile tra due ladroni. Sarebbe stato troppo facile essere in questo mondo un imperatore onnipotente, con tutti gli onori, come un super uomo trionfare schiacciando tutti i nemici. Avresti potuto farlo, era pienamente nella tua forza, ma non sarebbe stata una vittoria piena.
Vero coraggio e vera grandezza è avere potere nelle mani e non farne un vanto, accettare con umiltà di essere l’ultimo fra gli ultimi. Allora sei stato davvero credibile, perché hai rinunciato a tutto, in questo folle Amore, pur di non dare a noi il peso della nostra condanna, hai dato un nuovo senso alla fragilità.
Hai sperimentato ogni dolore ogni sofferenza ogni apparente sconfitta, per essere come noi, vicino a noi, tranne che nel peccato. Ogni volta che nella nostra vita cadiamo, ogni volta che siamo feriti dall’esistenza, sappiamo che Tu puoi comprendere l’ingiustizia l’abbandono e la sofferenza, l’incomprensione e il tradimento, poiché hai provato sulla tua carne ciò che vuol dire essere vilipeso e umiliato ingiustamente.
Certamente ci sei vicino col la tua tenerezza, con la tua piena comprensione, con il tuo sostegno e mai ci abbandoni. Signore, Tu sei la nostra forza Tu sei la Speranza viva che portiamo nel cuore, Tu sei la Redenzione e in te rendi nuova ogni cosa.
Il tuo Amore senza confini ha abbracciato la croce, ha vinto la morte, ci ha dato la certezza che in Te c’è la vita vera per sempre.
Sostienici mentre saliamo al Golgota, fa che non venga mai meno la fiducia in una vita sempre nuova in Te, e la tua presenza accompagni ogni nostro passo e sia nostra dolce consolazione.
Amen.
Francesco Roveda