Bologna, 28/09/2024
Cinque pellegrini da Merate approdano nella città Dotta, nella città detta la Grassa, in cerca di una connessione con dei fratelli che vivano la stessa voglia di pace, di semplicità, anche se impegnati nel mondo.
Grazie al nostro contatto con frate Libero, troviamo parcheggio nella Basilica di Sant’Antonio di Padova, adiacente all’Antoniano, dove ogni anno si svolge l’evento musicale che fa sognare i bambini di tutte le età e sede di una mensa che soccorre i poveri, tanto amati dal nostro serafico padre S. Francesco e sede di opere buone, di cultura ed arte. Attraversando i corridoi che circondano la Basilica abbiamo potuto ammirare una collezione di tavole lignee bizantine, provenienti da chissà quali palinsesti, da tempi e luoghi remoti, preziosa eredità dei fratelli che da millenni desiderano seguire Cristo, figlio di Dio, sua madre e i suoi santi. All’interno della Basilica di Sant’Antonio, troviamo un colorato ciclo di affreschi che rappresentano scene dalla vita del Santo a cui la chiesa è dedicata.
In 20 minuti raggiungiamo a piedi piazza Maggiore e siamo nel pieno del XVI Festival Francescano. Tutto è pronto, incontriamo padre Pietro Pagliarini alla bancarella delle missioni e padre Enzo Maggioni, ministro provinciale del Nord Italia dei frati minori, che ci chiede di scrivere una frase sul tema delle ferite su dei cartelloni bianchi appositamente preparati.
Il tema del Festival di quest’anno è appunto: “Attraverso Ferite”, in memoria delle stimmate ricevute da san Francesco 800 anni or sono. Le ferite di cui sentiamo parlare oggi sono ferite che si trasformano in feritoie attraverso cui passa la luce. I depliant del festival riportano immagini spezzate e ricomposte con la tecnica del kintsugi, grazie alla quale i giapponesi riparano le ceramiche rotte con legami d’oro. Questi, piuttosto che nascondere le fratture, le esaltano, rendendole l’elemento artistico inaspettato e caratterizzante per donare pregio a un oggetto che sembrava perso per sempre. È un po’ questo il modo in cui vogliamo guardare oggi alle ferite. Siamo immersi in un mondo in cui ciò che è anche solo leggermente danneggiato viene buttato via, logica che si estende anche agli esseri umani, seguendo quella che Papa Francesco definisce la cultura dello scarto. Noi invece, come cristiani e francescani crediamo che dalle ferite possano nascere nuova vita e nuovi legami, consapevolezza e gioia inaspettate. Non bisogna aver paura di mostrarsi fragili e di chiedere aiuto. In questo modo si instaureranno rapporti di fraternità basati sul prendersi cura.
In piazza, nei molti, bellissimi palazzi circostanti, gli eventi per riflettere sulla cura, sul dolore e su come riparare le cicatrici fisiche e interiori sono tanti, troppi per cinque poveri pellegrini. Ci focalizziamo su due eventi, di cui il primo si intitola: Dalle ferite, farfalle libere: storie di speranza. L’evento è realizzato con il sostegno e in collaborazione con l’Ordine Francescano Secolare d’Italia: non possiamo perderlo.
La moderatrice, Eva Crosetta, è la presentatrice televisiva che ha condotto ed è stata autrice di programmi come Unomattina e Linea Verde. Dal 2019 conduce su Rai3 il programma “Sulla Via di Damasco”, trattando temi sulle realtà umana, sociale ed ecumenica. Eva ci introduce a una serie di contenuti che ci presenteranno gli ospiti, ferite profonde che possono essere risanate dalla solidarietà, dalla cura fraterna, da un rinnovato sguardo sulla vita. Perché solo così, come dice Alda Merini in una sua poesia, «da queste profonde ferite usciranno farfalle libere», come metafora della speranza che rinasce.
La prima testimonianza, di una sofferenza che “taglia” in due l’esistenza, è del prof. Pierdante Piccioni, Medico e scrittore, che è stato docente e consulente del Ministero della Salute. Era uno stimato primario del pronto soccorso ma all’improvviso, nel 2013, ha avuto un incidente stradale che ha cancellato dalla sua memoria 12 anni di vita. Al suo risveglio, per ricostruire la sua identità, si è affidato ai ricordi di chi gli era vicino. Ha deciso di studiare nuovamente come dottore del pronto soccorso ed ha lentamente ricostruito il rapporto con i suoi figli che, ormai adulti, dopo l’incidente gli erano tornati alla memoria come se fossero stati ancora bambini.
Completati nuovamente i suoi studi, durante la pandemia di covid19 è stato in prima linea a Codogno nel trattamento dei pazienti affetti dal virus.
Pierdante ha reagito alla sofferenza decidendo di scrivere. Dal suo lavoro sono nati diversi libri, tra cui: “Meno Dodici”, “Pronto Soccorso”, “Io ricordo tutto, “Doc nelle tue mani” e “Colpevole di amnesia”. Su questi libri si è basata la sceneggiatura della serie televisiva “Doc nelle tue mani”, format televisivo esportato in moltissimi paesi. È il primo esempio in cui da una ferita nasce un successo.
Facevano da intermezzo alle varie testimonianze i pezzi cantati in diretta del cantautore Giovanni Caccamo. Scoperto da Franco Battiato, di cui è stato allievo, ha vinto il Festival di Sanremo 2015 nelle nuove proposte e diversi premi della critica. È stato nominato Ambasciatore Unesco Giovani nel 2017, Nel 2018 ha cantato al Sinodo dei Giovani. Ha curato il progetto Parola ai giovani, per raccogliere i suggerimenti dei giovani su come impostare il cambiamento. Il progetto partiva da una domanda: Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo? Qual è la tua parola di cambiamento? Dalle idee pervenute è nato il “Manifesto del cambiamento”, edito da Treccani nel 2023.
Le due parole di cambiamento per Giovanni sono state morte e sogno. Il padre di Giovanni è morto quando lui aveva 10 anni. Quando il papà era ammalato, delle suore che erano andate a visitarlo dissero alla mamma che la sofferenza era un dono. Tutta la famiglia reagì bruscamente a questa frase e si chiese in che modo la sofferenza di un giovane padre potesse essere un dono. Crescendo Giovanni ha letto il libro: “Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani, in cui l’autore spiega perché gli anni della sua malattia siano stati i più intensi della sua vita. La malattia, infatti, lo ha obbligato a fare solo quello che realmente aveva voglia di fare, mettendolo in condizione di frequentare solo le persone che realmente amava. Allora Giovanni ha compreso il dono che il padre gli aveva lasciato: capire che non era necessario aspettare che si avvicinasse la morte per iniziare a vivere davvero, ma che bisognava farlo da subito. La morte, ponendo un limite al numero infinito di giornate che avremo a disposizione, le trasforma da giornate di ferro a giornate di diamante, accrescendone il valore. Bisogna apprezzare le molte cose positive della vita che diamo per scontate, piuttosto che concentrarsi sulle poche negative.
I Brani di Caccamo che abbiamo ascoltato sono tratti dall’album “Parola”, chiamato così perché i vari titoli sono parole chiave per il cambiamento. Ognuno dei sette brani di questo album prende spunto un testo di letteratura italiana, straniera o contemporanea ed è preceduto da un’introduzione strumentale durante la quale una voce d’eccezione legge il testo che lo ha ispirato. Ad esempio nell’introduzione di “Our World” il testo è letto da Patti Smith e dalla figlia Jesse Paris Smith. Abbiamo poi ascoltato con commozione il brano “Eterno”, ispirato dagli scritti di San Giovanni della Croce e con il video girato in una chiesta di Padova, che è un inno alla vita dopo il dolore e la morte.
Eva ha poi presentato Frate Marcello Longhi. Frate Minore Cappuccino, si è occupato di formazione dei giovani, nelle parrocchie di Milano ed a livello regionale per i Frati Cappuccini di Lombardia. Dal 2019 è presidente dell’Opera San Francesco per i Poveri di Milano, realtà che garantisce quotidianamente accoglienza e aiuto concreto a chi è in difficoltà, attraverso il lavoro di oltre 1000 volontari. La sua testimonianza ci ha rivelato cosa voglia dire vivere a contatto con i poveri ed ha messo a nudo il perbenismo dilagante di una città in cui si vorrebbe cancellare l’elemento debole in quanto, come Lazzaro alla porta del ricco Epulone, denuncia a voce alta benché senza parlare, l’ipocrisia dei benestanti.
Frate Marcello ci ha fatto notare come anche i bisogni più elementari siano negati a che vive per strada. Fontane e bagni pubblici sono stati progressivamente chiusi. È reato bivaccare, se si trova un senza dimora disteso a dormire si chiama la forza pubblica per farlo allontanare, senza tener conto delle innumerevoli notti insonni che il vagabondo ha passato per i più svariati motivi, ad esempio per proteggere i suoi pochi averi dal furto. È assurdo come invece ai cani, certo nostri amici, gli stessi diritti che sono negati ai poveri vengano dati per scontato e tutelati anche a livello normativo.
Anche la povertà può rappresentare una ferita che segna profondamente l’esistenza, ma nell’Opera San Francesco si lavora tutti i giorni per accoglierla e curarla.
Ci sono, poi, situazioni che appaiono come ferite agli occhi dei più, ma che sono invece vissute come opportunità da chi le ha ricevute in dono: è la storia raccontata dalla Nazionale di Basket FISDIR per atleti con Sindrome di Down, squadra Campione d’Europa (Padova 2023) e Campione del Mondo (Antalya 2024) in carica, imbattuta da 21 partite. Una squadra con numeri e record eccezionali, che ha vinto consecutivamente quattro campionati del mondo e tre europei. Sono la nazionale di sport di squadra più vincente nel panorama FISDIR ed una delle prime nel panorama mondiale paralimpico con disabilità intellettiva.
Gli azzurri sono un esempio di dedizione, tecnica ed agonismo. Ci hanno mostrato la bellezza di un sogno divenuto realtà in una situazione in cui ciò sembrava impensabile. L’allenatore sottolinea l’importanza per questi ragazzi di aver potuto scegliere lo sport e il lavoro per cui si sentivano più portati. Vivere queste scelte ora li rende in grado di esprimere tutta la loro dignità umana e di realizzare le loro capacità oltre ogni aspettativa.
Marina, un’amica conosciuta nel pellegrinaggio a piedi da La Verna ad Assisi, ci accompagna a visitare la Chiesa di Santa Maria della Vita dove possiamo ammirare il “Compianto sul Cristo morto”, un gruppo scultoreo in terracotta con figure a grandezza naturale della fine del ‘400, di una drammaticità e un pathos unici per l’epoca in cui fu composto.
Passando per la casa che fu di Lucio Dalla e davanti a una scultura in bronzo seduta su una panchina che rappresenta il grande cantautore, con Marina andiamo a pranzo da Leonida, sempre in prossimità della Piazza Maggiore. Ci accoglie un ottuagenario di tutto rispetto che da molte decadi rende felici i suoi clienti. Consumiamo in buona compagnia un pranzo secondo la migliore tradizione emiliana. All’uscita, nel dehors della trattoria, troviamo seduto l’ex presidente del consiglio italiano, il prof. Romano Prodi, che pranza e conversa con un gruppo di giovani. Bologna e i suoi abitanti si confermano votati allo scambio di conoscenze ed alla trasmissione dei valori anche a livello intergenerazionale.
Dopo pranzo andiamo a visitare la Basilica – Santuario di Santo Stefano, detta anche il Complesso delle sette chiese, ora sede di una fraternità francescana di frati minori, ma la cui costruzione principale risale al 100 d.c., un tempio pagano dedicato alla dea Iside, oggi trasformato nella Basilica del Santo Sepolcro. Attraversando il Cortile di Pilato ed il chiostro, possiamo visitare le altre sei chiese del complesso: la Chiesa del Crocifisso; il Presbiterio, già chiesa di San Giovanni Battista; la Cripta, già chiesa de’ Confessi; la Basilica dei SS. Vitale e Agricola; la Chiesa della Trinità o del Martyrium e la Chiesa della Benda. Ogni città italiana è una culla di storia, di cultura e di tradizioni cristiane.
Nel pomeriggio seguiamo la conferenza: Perché le ferite non diventino uno stigma.
- Gilberto Depeder, Francescano minore conventuale e teologo, membro del Comitato Scientifico del Festival Francescano 2024 e p. Fernando Spimpolo, dell’ordine dei frati minori Conventuali di S. Antonio di Padova, ci presentano la Comunità san Francesco di Monselice (PD). P. Fernando è Direttore del programma per religiosi, religiose e sacerdoti con problematiche legate alle dipendenze ed è Presidente della Comunità San Francesco, che offre sostegno alle famiglie con i problemi correlati all’abuso di droga e di alcol ed accompagnamento personale a molti ragazzi e ragazze che nel tempo hanno potuto riavere una loro esistenza ed un futuro. Il periodo residenziale in comunità oltre a sospendere l’uso delle sostanze, contribuisce all’allentamento delle tensioni personali e familiari e fornisce uno spazio di riflessione e di riorganizzazione spirituale per una nuova responsabilizzazione verso la propria salute. Dalla permanenza in comunità nascono nuovi legami, che accompagneranno i ragazzi nella loro vita futura.
La presenza dei due frati ci ricorda l’ispirazione francescana della Comunità e che il benessere della persona è innanzitutto una esperienza spirituale che ha inizio nel momento stesso in cui la persona si sente accolta e ascoltata.
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Sulla comunità è intervenuta anche la psicologa Monica De Angeli, ora Direttrice Generale della Comunità San Francesco, dove opera dal 2006. La dottoressa sottolinea l’importanza del contesto familiare, inteso come sistema relazionale e affettivo, nel processo di cambiamento che avrà effetto non solo sulla persona da riabilitare, ma su tutti i componenti della famiglia e nel sistema in cui è inserita. Per questo motivo l’intera famiglia è coinvolta nelle varie fasi del percorso educativo.
Ascoltiamo infine la testimonianza di Mara, che ci ha raccontato la difficoltà dapprima di essere la figlia di una mamma con dipendenze, quindi di essere una mamma single, a sua volta dipendente. Mara ha trovato nella comunità san Francesco non solo il supporto per la sua riabilitazione, ma soprattutto un cammino spirituale, accompagnato dalla presenza dei frati in comunità. Ora Mara è inserita come tutor nel programma di recupero di altri ragazzi e può ricambiare così quanto ha ricevuto in dono.
Da questa conferenza acquisiamo una maggiore consapevolezza della necessità di accogliere e di prendersi cura delle persone che si portano addosso uno stigma sociale e della necessità di condivisione e di prevenzione delle situazioni correlate all’abuso di sostanze.
La giornata volge al termine e ritorniamo alla basilica di Sant’Antonio per recuperare la macchina.
Qui si è appena concluso un matrimonio. Frate Libero è a buon punto con la pulizia del sagrato, ma volentieri prendiamo in mano le scope per dare un piccolo aiuto. Entrati nel convento, con piacere ritroviamo i nostri fratelli del primo ordine, che ci ristorano con un ottimo caffè e ci fanno rinfrescare prima del viaggio di ritorno. Facciamo la conoscenza di padre Francesco Patton, da poco Custode di Terra Santa, successore del card. Pizzaballa. Questo ruolo è significativo, perché la Terra Santa è stata la prima missione dell’Ordine dei Frati Minori e la Custodia si estende a vari Paesi del vicino Oriente e del Mediterraneo. Il Custode adatta continuamente le priorità della missione dei Frati francescani ai bisogni sociali, educativi e materiali dei cristiani dei vari luoghi sotto la sua giurisdizione.
Ritorniamo infine in perfetta letizia a Sabbioncello, con la graditissima compagnia di Padre Tarcisio che ha passato qualche giorno a Bologna.
A Laude di Cristo e del Poverello Francesco!
Anna Teresa D’Andreti, OFS Sabbioncello
Alcune foto della giornata (copyright OFS Sabbioncello)