Tacere.
Penso alla frase di una volta, colma di saggezza, “un bel tacer non fu mai scritto”. Io per mia capacità di scritti ne ho fatti tanti, forse ho anche un po’ di talento, per cui mi permetto di scrivere poesie e preghiere anche belle, che spesso hanno saputo ispirare consolare amici aiutandoli nelle loro difficoltà e nelle fragilità. Purtroppo, nel vivere di ogni giorno, le cose sono ben più difficili, mi scontro infatti col carattere di persone a volte simili a me, hanno un carattere impetuoso, puntano con forza il dito sui difetti altrui, ma non sanno guardare i propri e non sanno ammetterli. Di fronte ai miei numerosi goffi tentativi, nel cercare una soluzione a questo problema, vista la mia incapacità di fatto a migliorare queste questioni così spiacevoli, ho deciso che, per umiltà e per buon senso, l’unica via possibile è quella del tacere, del non dire più nulla, dell’ eclissarmi temporaneamente, fare un passo indietro, o anche due. Non è un atto di vigliaccheria non è un atto di debolezza ma semmai un atto di vera forza, vincere se stessi di fronte alla propria incapacità di risolvere, è un atto di coraggio e al tempo stesso di umiltà vera. Sarà il Signore, che tutto conosce tutto comprende, a poter giudicare e trasformare l’animo degli uomini per bene, sempre e comunque. Credo che questo mio piccolo sacrificio, a vantaggio delle persone che mi sono care, sarà forse la preghiera più sofferta ma la più vera, forse non darà pienamente i risultati sperati, ma certo frenerà il mio inutile impeto e darà una opportunità alla pace.
Francesco Roveda