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Ordine Francescano Secolare Fraternità "Santa Maria Nascente" di Sabbiocello - il Signore ti dia pace
Regola Non Bollata – San Francesco

(1221)

[1] Questa è la prima Regola che il beato Francesco compose, e il signor papa Innocenzo gli
confermò senza bolla.

 

PROLOGO
[2] 1 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! 2 Questa è la vita del Vangelo di
Gesù Cristo, che frate Francesco chiese che dal signor papa Innocenzo gli fosse concessa e
confermata. Ed egli la concesse e la confermò per lui e per i suoi frati presenti e futuri.
[3] 3 Frate Francesco e chiunque sarà a capo di questa Religione, prometta obbedienza e
reverenza al signor papa Innocenzo e ai suoi successori.
4 E tutti gli altri frati siano tenuti ad obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.

 

CAPITOLO I

CHE I FRATI VIVANO IN OBBEDIENZA, IN CASTITÀ E SENZA NULLA DI PROPRIO
[4] 1 La regola e vita dei frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di
proprio, e seguire la dottrina e l’esempio del Signore nostro Gesù Cristo, il quale dice: 2 «Se
vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro nel
cielo; e poi vieni e seguimi; 3 e: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua»; 4 e ancora: «Se qualcuno vuole venire a me e non odia il
padre, la madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle e anche la sua vita stessa non può
essere mio discepolo». E: «Chiunque avrà lasciato il padre o la madre, i fratelli o le sorelle,
la moglie o i figli, le case o i campi per amore mio, riceverà il centuplo e possederà la vita
eterna».

 

CAPITOLO II

DELL’ACCETTAZIONE E DELLE VESTI DEI FRATI
[5] 1 Se qualcuno, per divina ispirazione, volendo scegliere questa vita, verrà dai nostri frati, sia
da essi benignamente accolto.
2 E se sarà deciso nell’accettare la nostra vita, si guardino bene i frati dall’intromettersi nei
suoi affari temporali, ma, quanto prima possono, lo presentino al loro ministro.
Il ministro poi lo riceva con bontà e lo conforti e diligentemente gli esponga il tenore della
nostra vita. 4 Dopo di che, il predetto, se vuole e lo può spiritualmente, senza impedimento,
venda tutte le cose sue e procuri di distribuire tutto ai poveri.
[6] 5 Si guardino i frati e il ministro dei frati dall’intromettersi in alcun modo nei suoi affari, 6 né
accettino denaro né direttamente né per interposta persona. 7 Se tuttavia fossero nel bisogno,
possono i frati ricevere le altre cose necessarie al corpo, ma non denaro, come gli altri
poveri, per ragione della necessità.
[7] 5 E quando sarà ritornato, il ministro gli conceda i panni della prova, per un anno, e cioè due
tonache senza cappuccio e il cingolo e i calzoni e il capperone fino al cingolo. 9 Finito l’anno
e il periodo della prova, sia ricevuto all’obbedienza. 10 Dopo di che non potrà passare ad
altra Religione, né andar vagando fuori dell’obbedienza, secondo la prescrizione del signor
Papa, e secondo il Vangelo, poiché nessuno che mette mano all’aratro e guarda indietro è
adatto al regno di Dio.
11 Se però venisse qualcuno che non può dar via le cose sue senza impedimento, pur
desiderandolo spiritualmente, le abbandoni, e ciò è sufficiente.
12 Nessuno sia ricevuto contro le norme e le prescrizioni della santa Chiesa.
[8] 13 Gli altri frati poi che hanno promesso obbedienza, abbiano una sola tonaca con il
cappuccio e un’altra senza cappuccio, se sarà necessario, e il cingolo e i calzoni.
14 E tutti i frati portino vesti umili e sia loro concesso di rattopparle con stoffa di sacco e di
altre pezze con la benedizione di Dio, poiché dice il Signore nel Vangelo: «Quelli che
indossano abiti preziosi e vivono in mezzo alle delizie e quelli che portano morbide vesti
stanno nei palazzi dei re». 15 E anche se sono tacciati da ipocriti, tuttavia non cessino di fare
il bene; né cerchino vesti preziose in questo mondo perché possano avere una veste nel
regno dei cieli.

 

CAPITOLO III

DEL DIVINO UFFICIO E DEL DIGIUNO

[9] 1 Dice il Signore: «Questa specie di demoni non si può scacciare se non con la preghiera e
col digiuno». 2 E ancora: «Quando digiunate non prendete un’aria melanconica come gli
ipocriti».
[10] 3 Perciò tutti i frati, sia chierici sia laici, recitino il divino ufficio, le lodi e le orazioni come
sono tenuti a fare.
4 I chierici recitino l’ufficio e lo dicano per i vivi e per i defunti, secondo la consuetudine dei
chierici. Per i difetti e le negligenze dei frati dicano, ogni giorno, il Miserere mei, Deus con
il Pater noster.
6 Per i frati defunti dicano il De profundis con il Pater noster.
7 E possano avere soltanto i libri necessari per adempiere al loro ufficio. 3 Anche ai laici che
sanno leggere il salterio, sia concesso di averlo; 9 agli altri, invece, che non sanno leggere,
non sia concesso di avere alcun libro.
[11] 10 I laici dicano il Credo in Dio e ventiquattro Pater noster con il Gloria al Padre per il
mattutino, cinque per le lodi, per l’ora di prima il Credo in Dio e sette Pater noster, con il
Gloria al Padre; per terza, sesta e nona, per ciascuna di esse, sette Pater noster; per il vespro
dodici, per compieta il Credo in Dio e sette Pater noster con il Gloria al Padre; per i defunti
sette Pater noster con il Requiem aeternam; e per le mancanze e le negligenze dei frati tre
Pater noster ogni giorno.
[12] 11 E similmente, tutti i frati digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino al Natale e dalla
Epifania, quando il Signore nostro Gesù Cristo incominciò a digiunare, fino alla Pasqua. 12
Negli altri tempi poi, eccetto il venerdì, non siano tenuti a digiunare secondo questa norma
di vita. 13 E secondo il Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che vengono loro
presentati.

 

CAPITOLO IV

DEI RAPPORTI TRA I MINISTRI E GLI ALTRI FRATI
[13] 1 Nel nome del Signore! 2 Tutti i frati, che sono costituiti ministri e servi degli altri frati,
distribuiscano nelle province e nei luoghi in cui saranno, i loro frati, e spesso li visitino e
spiritualmente li esortino e li confortino. 3 E tutti gli altri miei frati benedetti diligentemente
obbediscano loro in quelle cose che riguardano la salute dell’anima e non sono contrarie alla
nostra vita. 4 E si comportino tra loro come dice il Signore: «Tutto quanto desiderate che gli
uomini facciano a voi, fatelo voi pure a loro» 5 e ancora: «Ciò che tu non vuoi sia fatto a te,
non farlo agli altri».
[14] 6 E si ricordino i ministri e servi che il Signore dice: «Non sono venuto per essere servito,
ma per servire»; e che a loro è stata affidata la cura delle anime dei frati, perciò se qualcuno
di essi si perdesse per loro colpa e cattivo esempio, nel giorno del giudizio dovranno rendere
ragione davanti al Signore [nostro] Gesù Cristo.

 

CAPITOLO V

DELLA CORREZIONE DEI FRATI NELLE LORO MANCANZE
[15] 1 Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle
mani del Dio vivente. 2 Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate, qualcosa contro
la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché non è
obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.
[16] 3 Tuttavia, tutti i frati che sono sottoposti ai ministri e servi, considerino con ponderazione e
diligenza le azioni dei loro ministri e servi. 4 E se vedranno che qualcuno di essi vive
secondo la carne e non secondo lo spirito, quale è richiesto dalla rettitudine della nostra vita,
dopo la terza ammonizione, se non si sarà emendato, lo notifichino al ministro e servo di
tutta la Fraternità nel Capitolo di Pentecoste, senza che nulla lo impedisca.
[17] 5 Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la
carne e non secondo lo spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, lo istruiscano e
lo correggano con umiltà e diligenza. 6 Che se, dopo la terza ammonizione, quegli non avrà
voluto emendarsi, Io mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, e il ministro e servo
lo tratti come gli sembrerà meglio secondo Iddio.
[18] 7 E si guardino tutti i frati, sia i ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il
peccato o il male di un altro, perché il diavolo per la colpa di uno vuole corrompere molti, 8
ma spiritualmente, come meglio possono, aiutino chi ha peccato, perché non quelli che
stanno bene hanno bisogno del medico, ma gli ammalati.
[19] 9 Similmente, tutti i frati non abbiano in questo alcun potere o dominio, soprattutto fra di
loro. 10 Come dice infatti il Signore nel Vangelo: «I principi delle nazioni le signoreggiano,
e i grandi esercitano il potere su di esse; non cosi sarà tra i frati; 11 e chi tra loro vorrà essere
maggiore, sia il loro ministro e servo; 12 e chi tra di essi è maggiore, si faccia come il
minore».
[20] 13 Nessun frate faccia del male o dica del male a un altro 14 anzi per carità di spirito
volentieri si servano e si obbediscano vicendevolmente.
15 E questa è la vera e santa obbedienza del Signore nostro Gesù Cristo.
[21] 16 E tutti i frati, ogni volta che si allontaneranno dai comandamenti del Signore e andranno
vagando fuori dell’obbedienza, come dice il profeta, sappiano che essi sono maledetti fuori
dall’obbedienza, fino a quando rimarranno consapevolmente in tale peccato.
17 Se invece avranno perseverato nei comandamenti del Signore, che hanno promesso di
osservare seguendo il santo Vangelo e la loro forma di vita, sappiano che sono nella vera
obbedienza, e siano benedetti dal Signore.

 

CAPITOLO VI

DEL RICORSO DEI FRATI AL LORO MINISTRI E CHE NESSUN FRATE SIA CHIAMATO PRIORE
[22] 1 I frati, in qualunque luogo sono, se non possono osservare la nostra vita, quanto prima
possono, ricorrano al loro ministro e glielo manifestino. 2 Il ministro poi procuri di
provvedere ad essi, così come egli stesso vorrebbe si facesse per lui, se si trovasse in un caso
simile.
[23] 3 E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. 4 E
l’uno lavi i piedi all’altro.

 

CAPITOLO VII

DEL MODO DI SERVIRE E DI LAVORARE
[24] 1 Tutti i frati, in qualunque luogo si trovino presso altri per servire o per lavorare, non
facciano né gli amministratori né i cancellieri, né presiedano nelle case in cui prestano
servizio; né accettino alcun ufficio che generi scandalo o che porti danno alla loro anima; ma
siano minori e sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa.
3 E i frati che sanno lavorare, lavorino ed esercitino quel mestiere che già conoscono, se non
sarà contrario alla salute dell’anima e può essere esercitato onestamente.
4 Infatti dice il profeta: «Mangerai il frutto del tuo lavoro; beato sei e t’andrà bene»; 5 e
l’Apostolo: «Chi non vuol lavorare, non mangi»; 6 e: «Ciascuno rimanga in quel mestiere e
in quella professione cui fu chiamato». 7 E per il lavoro prestato possano ricevere tutto il
necessario, eccetto il denaro.
8 E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina come gli altri poveri.
[25] 9 E possano avere gli arnesi e gli strumenti adatti ai loro mestieri.
10 Tutti i frati cerchino di applicarsi alle opere buone; poiché sta scritto: Fa’ sempre qualche
cosa di buono affinché il diavolo ti trovi occupato, 11 e ancora: L’ozio è il nemico
dell’anima. 12 Perciò i servi di Dio devono sempre dedicarsi alla preghiera o a qualche opera
buona.
[26] 13 Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di
alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
14 E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà. 15 E
ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e
con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione.
[27] 16 E si guardino i frati dal mostrarsi tristi all’esterno e oscuri in faccia come gli ipocriti, ma
si mostrino lieti nel Signore e giocondi e garbatamente amabili.

 

CAPITOLO VIII

CHE I FRATI NON RICEVANO DENARO
[28] 1 Il Signore comanda nel Vangelo: «Attenzione, guardatevi da ogni malizia e avarizia»; 2 e:
«Guardatevi dalle preoccupazioni di questo mondo e dalle cure di questa vita». 3 Perciò,
nessun frate, ovunque sia e dovunque vada, in nessun modo prenda con sé o riceva da altri o
permetta che sia ricevuta pecunia o denaro, né col pretesto di acquistare vesti o libri, né per
compenso di alcun lavoro, insomma per nessuna ragione, se non per una manifesta necessità
dei frati infermi; poiché non dobbiamo avere né attribuire alla pecunia e al denaro maggiore
utilità che ai sassi.
4 E il diavolo vuole accecare quelli che li desiderano e li stimano più dei sassi. 5 Badiamo,
dunque, noi che abbiamo lasciato tutto, di non perdere, per sì poca cosa, il regno dei cieli.
6 E se troveremo in qualche luogo del denaro, non curiamocene, come della polvere che si
calpesta, poiché è vanità delle vanità e tutto è vanità.
7 E se per caso, Dio non voglia, capitasse che un frate raccogliesse o avesse della pecunia o
del denaro, eccettuato soltanto per la predetta necessità relativa agli infermi, tutti noi frati
riteniamolo un falso frate e apostata e un ladro e un brigante, e un ricettatore di borse, a
meno che non se ne penta sinceramente.
8 E in nessun modo i frati accettino né permettano di accettare, né cerchino, né facciano
cercare pecunia per elemosina, né soldi per qualche casa o luogo, né si accompagnino con
persona che vada in cerca di pecunia o di denaro per tali luoghi. 9 Altri servizi invece, che
non sono contrari alla nostra forma di vita, i frati li possono fare nei luoghi con la
benedizione di Dio.
10 Tuttavia, i frati, per una evidente necessità dei lebbrosi, possono chiedere l’elemosina per
essi.
11 Si guardino però molto dalla pecunia. 12 Similmente, tutti i frati si guardino di non andare
in giro per alcun turpe guadagno.

 

CAPITOLO IX

DEL CHIEDERE L’ELEMOSINA
[29] 1 Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si
ricordino che nient’altro ci è consentito di avere, di tutto il mondo, come dice l’apostolo, se
non il cibo e le vesti, e di questi ci dobbiamo accontentare.
[30] 2 E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e
deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada.
[31] 3 E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina.
4 E non si vergognino, ma si ricordino piuttosto che il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio del
Dio vivo, onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò; 5 e fu povero
e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli. 6 E quando gli uomini
facessero loro vergogna e non volessero dare loro l’elemosina, ne ringrazino Iddio, poiché
per tali umiliazioni riceveranno grande onore presso il tribunale del Signore nostro Gesù
Cristo.
7 E sappiano che l’umiliazione è imputata non a coloro che la ricevono ma a coloro che la
fanno.
8 E l’elemosina è l’eredità e la giustizia dovuta ai poveri; l’ha acquistata per noi il Signor
nostro Gesù Cristo. 9 E i frati che lavorano per acquistarla avranno grande ricompensa e la
fanno guadagnare e acquistare a quelli che la donano; poiché tutte le cose che gli uomini
lasceranno nel mondo, periranno, ma della carità e delle elemosine che hanno fatto
riceveranno il premio dal Signore.
[32] 10 E con fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità, perché l’altro gli trovi le cose
necessarie e gliele dia. 11 E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il
proprio figlio, in tutte quelle cose in cui Dio gli darà grazia. 12 E colui che non mangia non
giudichi colui che mangia.
[33] 13 E ogniqualvolta sopravvenga la necessità, sia consentito a tutti i frati, ovunque si trovino,
di prendere tutti i cibi che gli uomini possono mangiare, così come il Signore dice di David,
il quale mangiò i pani dell’offerta che non era permesso mangiare se non ai sacerdoti. 14 E
ricordino ciò che dice il Signore: «Badate a voi che non vi capiti che i vostri cuori siano
aggravati dalla crapula e dall’ubriachezza e dalle preoccupazioni di questa vita 15 e che quel
giorno piombi su di voi all’improvviso, poiché cadrà come un laccio su tutti coloro che
abitano sulla faccia della terra». 16 Similmente, ancora, in tempo di manifesta necessità tutti i
frati provvedano per le cose loro necessarie cosi come il Signore darà loro la grazia, poiché
la necessità non ha legge.

 

CAPITOLO X

DEI FRATI INFERMI
[34] 1 Se un frate cadrà ammalato, ovunque si trovi, gli altri frati non lo lascino senza avere prima
incaricato un frate, o più se sarà necessario, che lo servano come vorrebbero essere serviti
essi stessi; 2 però in caso di estrema necessità, lo possono affidare a qualche persona che
debba assisterlo nella sua infermità.
[35] 3 E prego il frate infermo di rendere grazie di tutto al Creatore; e che quale lo vuole il
Signore, tale desideri di essere, sano o malato, poiché tutti coloro che Dio ha preordinato
alla vita eterna, li educa con i richiami stimolanti dei flagelli e delle infermità e con lo spirito
di compunzione, così come dice il Signore: «lo quelli che amo, li correggo e li castigo».
4 Se invece si turberà e si adirerà contro Dio e contro i frati, ovvero chiederà con insistenza
medicine, desiderando troppo di liberare la carne che presto dovrà morire, e che è nemica
dell’anima, questo gli viene dal maligno ed egli è uomo carnale, e non sembra essere un
frate, poiché ama più il corpo che l’anima.

 

CAPITOLO XI

CHE I FRATI NON FACCIANO INGIURIA NÉ DETRAZIONE, MA SI AMINO SCAMBIEVOLMENTE
[36] 1 E tutti i frati si guardino dal calunniare alcuno, e evitino le dispute di parole, 2 anzi
cerchino di conservare il silenzio, se Dio darà loro questa grazia. 3 E non litighino tra loro,
né con gli altri, ma procurino di rispondere con umiltà, dicendo: Sono servo inutile.
[37] 4 E non si adirino, perché chiunque si adira col suo fratello, sarà condannato al giudizio; chi
avrà detto al suo fratello «raca», sarà condannato nel Sinedrio; chi gli avrà detto «pazzo»,
sarà condannato al fuoco della Geenna. 5 E si amino scambievolmente, come dice il Signore:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi». 6 E
mostrino con le opere l’amore che hanno fra di loro, come dice l’apostolo: «Non amiamo a
parola né con la lingua, ma con le opere e in verità ». 7 E non oltraggino nessuno; 8 non
mormorino, non calunnino gli altri, poiché è scritto: «i sussurroni e i detrattori sono in odio a
Dio». 9E siano modesti, mostrando ogni mansuetudine verso tutti gli uomini. 10 Non
giudichino, non condannino; 11 e come dice il Signore, non guardino ai più piccoli peccati
degli altri, 12 ma pensino piuttosto ai loro nell’amarezza della loro anima.
13 E si sforzino di entrare per la porta stretta, poiché dice il Signore: «Angusta è la porta e
stretta la via che conduce alla vita; e sono pochi quelli che la trovano».

 

CAPITOLO XII

DEGLI SGUARDI IMPURI E DELLA COMPAGNIA DELLE DONNE
[38] 1 Tutti i frati, ovunque siano o vadano, evitino gli sguardi impuri e la compagnia delle
donne. 2 E nessuno si trattenga in consigli né cammini solo per la strada né mangi alla mensa
in unico piatto con esse.
3 I sacerdoti parlino con loro onestamente quando amministrano la penitenza o per qualche
consiglio spirituale.
4 E nessuna donna in maniera assoluta sia ricevuta all’obbedienza da alcun frate, ma una
volta datole il consiglio spirituale, essa faccia vita di penitenza dove vorrà. 5 E tutti
dobbiamo vigilare molto su noi stessi e dobbiamo mantenere le nostre membra pure, poiché
dice il Signore: «Chiunque avrà guardato una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei, nel suo cuore». 6 E l’apostolo: «Non sapete che le vostre membra sono
tempio dello Spirito Santo?; perciò, se uno violerà il tempio di Dio, Dio distruggerà lui».

 

CAPITOLO XIII

DELL’EVITARE LA FORNICAZIONE
[39] 1 Se un frate, per istigazione del diavolo, dovesse fornicare, sia spogliato dell’abito, che per
il turpe peccato ha perduto il diritto di portare, e lo deponga del tutto, e sia espulso
totalmente dalla nostra Religione. 2 E dopo faccia penitenza dei peccati.

 

CAPITOLO XIV

COME I FRATI DEVONO ANDARE PER IL MONDO
[40] 1 Quando i frati vanno per il mondo, non portino niente per il viaggio, né sacco, né bisaccia,
né pane, né pecunia, né bastone. 2 E in qualunque casa entreranno dicano prima: Pace a
questa casa. 3 E dimorando in quella casa mangino e bevano quello che ci sarà presso di
loro. 4 Non resistano al malvagio; ma se uno li percuote su una guancia, gli offrano l’altra. 5
E se uno toglie loro il mantello, non gli impediscano di prendere anche la tunica. 6 Diano a
chiunque chiede; e a chi toglie il loro, non lo richiedano.

 

CAPITOLO XV

CHE I FRATI NON POSSEGGANO BESTIE, NÉ VADANO A CAVALLO
[41] 1 Ordino a tutti i miei frati sia chierici che laici, che vanno per il mondo o dimorano nei
luoghi, di non avere né presso di sé, né presso altri, né in nessun altro modo, alcuna bestia.
2 E non sia loro lecito andare a cavallo se non vi siano costretti da infermità o da grande
necessità.

 

CAPITOLO XVI

DI COLORO CHE VANNO TRA I SARACENI E GLI ALTRI INFEDELI
[42] 1 Dice il Signore: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. 2 Siate dunque prudenti
come serpenti e semplici come colombe».
3 Perciò qualsiasi frate che vorrà andare tra i Saraceni e altri infedeli, vada con il permesso
del suo ministro e servo.
4 Il ministro poi dia loro il permesso e non li ostacoli se vedrà che sono idonei ad essere
mandati; infatti dovrà rendere ragione al Signore, se in queste come in altre cose avrà
proceduto senza discrezione.
[43] 5 I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in
due modi. 6 Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura
umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani.
7 L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio
perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le
cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se
uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio.
[44] 8 Queste ed altre cose che piaceranno al Signore, possono dire ad essi e ad altri; poiché dice
il Signore nel Vangelo: «Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, io lo riconoscerò davanti al
Padre mio che è nei cieli»; 9 e: «Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio
dell’uomo si vergognerà di lui, quando tornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli».
[45] 10 E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro
corpi al Signore nostro Gesù Cristo. 11 E per il suo amore devono esporsi ai nemici sia
visibili che invisibili, poiché dice il Signore: «Colui che perderà l’anima sua per causa mia
la salverà per la vita eterna».
12 «Beati quelli che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei
cieli. 13 Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». 14 E: «Se poi vi perseguitano
in una città fuggite in un’altra. 15 Beati sarete, quando gli uomini vi odieranno e vi
malediranno e vi perseguiteranno e vi bandiranno e vi insulteranno e il vostro nome sarà
proscritto come infame e falsamente diranno di voi ogni male per causa mia; 16 rallegratevi
in quel giorno ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. 17 E io dico a voi,
miei amici: non lasciatevi spaventare da loro18 e non temete coloro che uccidono il corpo e
dopo di ciò non possono far niente di più.
19 Guardatevi di non turbarvi. 20 Con la vostra pazienza infatti salverete le vostre anime. 21 E
chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo».

 

CAPITOLO XVII

DEI PREDICATORI
[46] 1 Nessun frate predichi contro la forma e le prescrizioni della santa Chiesa e senza il
permesso del suo ministro. 2 E il ministro si guardi dal concederlo senza discernimento. 3
Tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere. 4 E nessun ministro o predicatore consideri sua
proprietà il ministero dei frati o l’ufficio della predicazione, ma in qualunque ora gli fosse
ordinato, lasci, senza alcuna contestazione, il suo incarico.
[47] 5 Per cui scongiuro, nella carità che è Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione,
nell’orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, 6 di
non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi
di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello
che dice il Signore: «Non rallegratevi però in questo, perché vi stanno soggetti gli spiriti».
[48] 7 E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. 8 E
dobbiamo anzi godere quando siamo esposti a diverse prove, e quando sosteniamo qualsiasi
angustia o afflizione di anima o di corpo in questo mondo in vista della vita eterna. 9 Quindi
tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria; 10 e difendiamoci dalla sapienza di
questo mondo e dalla prudenza della carne. 11 Lo spirito della carne, infatti, vuole e si
preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, 12 e cerca non la religiosità e la
santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia
al di fuori agli uomini.
13 È di questi che il Signore dice: «In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa». 14
Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta,
15 e ricerca l’umiltà e la pazienza e la pura e semplice e vera pace dello spirito; 16 e sempre
desidera soprattutto il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo.
[49] 17 E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni
sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da Lui. 18 E lo stesso altissimo
e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi ed Egli stesso riceva tutti gli onori e la
reverenza, tutte le lodi e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché
suo è ogni bene ed Egli solo è buono.
19 E quando vediamo o sentiamo maledire o fare del male o bestemmiare Dio, noi
benediciamo e facciamo del bene e lodiamo il Signore che è benedetto nei secoli. Amen.

 

CAPITOLO XVIII

COME I MINISTRI DEVONO RADUNARSI INSIEME
[50] 1 Ciascun ministro possa riunirsi con i suoi frati, ogni anno, ovunque piaccia a loro, nella
festa di san Michele arcangelo, per trattare delle cose che riguardano Dio. 2 Ma tutti i
ministri, quelli che sono nelle regioni d’oltremare e oltralpe una volta ogni tre anni, e gli
altri una volta all’anno, vengano al Capitolo generale nella festa di Pentecoste, presso la
chiesa di Santa Maria della Porziuncola a meno che dal ministro e servo di tutta la fraternità
non sia stato ordinato diversamente.

 

CAPITOLO XIX

CHE I FRATI VIVANO CATTOLICAMENTE
[51] 1 Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. 2 Se qualcuno poi a parole o a
fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non se ne sarà emendato, sia espulso
totalmente dalla nostra fraternità.
[52] 3 E riteniamo tutti i chierici e tutti i religiosi per padroni in quelle cose che riguardano la
salvezza dell’anima e che non deviano dalla nostra religione, 4 e veneriamone l’ordine sacro,
l’ufficio e il ministero nel Signore.

CAPITOLO XX

DELLA PENITENZA E DELLA COMUNIONE DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO
[53] 1 I frati miei benedetti, sia chierici che laici, confessino i loro peccati ai sacerdoti della nostra
Religione. 2 E se non potranno, si confessino ad altri sacerdoti prudenti e cattolici,
fermamente convinti e consapevoli che da qualsiasi sacerdote cattolico riceveranno la
penitenza e l’assoluzione, saranno senza dubbio assolti da quei peccati, se procureranno di
osservare umilmente e fedelmente la penitenza loro imposta.
3 Se invece in quel momento non potranno avere un sacerdote, si confessino a un loro
fratello come dice l’apostolo Giacomo: «Confessate l’uno all’altro i vostri peccati». 4
Tuttavia per questo, non tralascino di ricorrere ai sacerdote poiché solo ai sacerdoti è
concessa la potestà di legare e di sciogliere.
[54] 5 E così contriti e confessati ricevano il corpo e il sangue del Signor nostro Gesù Cristo, con
grande umiltà e venerazione, ricordando le parole del Signore. «Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna», 6 e ancora: «Fate questo in memoria di me».

 

CAPITOLO XXI

DELLA ESORTAZIONE E DELLA LODE CHE POSSONO FARE TUTTI I FRATI
[55] 1 E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, quando a loro piacerà, possono
annunciare ad ogni categoria di uomini, con la benedizione di Dio:
2 Temete e onorate,
lodate e benedite,
ringraziate e adorate
il Signore Dio onnipotente
nella Trinità e nell’Unità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose.
3 Fate penitenza,
fate frutti degni di penitenza,
perché presto moriremo.
3 Date e vi sarà dato,
Perdonate e vi sarà perdonato;
E se non perdonerete agli uomini le loro offese,
il Signore non vi perdonerà i vostri peccati.
Confessate tutti i vostri peccati.
7 Beati coloro che muoiono nella penitenza,
poiché saranno nel regno dei cieli.
8 Guai a quelli che non muoiono nella penitenza,
poiché saranno figli del diavolo
di cui compiono le opere,
e andranno nel fuoco eterno,
9 Guardatevi e astenetevi da ogni male
e perseverate nel bene fino alla fine.

 

CAPITOLO XXII

AMMONIZIONE AI FRATI
[56] 1 O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: «Amate i vostri nemici e fate del
bene a quelli che vi odiano», 2 poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire
le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. 3 Sono,
dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie,
ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, 4 e li dobbiamo amare molto
poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna.
[57] 5 E dobbiamo avere in odio il nostro corpo con i suoi vizi e peccati, poiché quando noi
viviamo secondo la carne, il diavolo vuole toglierci l’amore del [Signore nostro] Gesù Cristo
e la vita eterna e vuole perdere se stesso con tutti nell’inferno; 6 poiché noi per colpa nostra
siamo ignobili, miserevoli e contrari al bene, pronti invece e volonterosi al male, perché,
come dice il Signore nel Vangelo: 7 «Dal cuore procedono ed escono i cattivi pensieri, gli
adulteri, le fornicazioni, gli omicidi, i furti, la cupidigia, la cattiveria, la frode, la
impudicizia, l’invidia, le false testimonianze, la bestemmia, [la superbia], la stoltezza, 8
Tutte queste cose cattive procedono dal di dentro del cuore dell’uomo, e sono queste cose
che contaminano l’uomo».
9 Ora invece, da che abbiamo abbandonato il mondo, non abbiamo da fare altro che seguire
la volontà del Signore e piacere unicamente a Lui.
[58] 10 Guardiamoci bene dall’essere la terra lungo la strada, o la terra sassosa, o quella invasa
dalle spine 11 secondo quanto dice il Signore nel Vangelo: «Il seme e la parola di Dio 12
Quello che cadde lungo la strada e fu calpestato sono coloro che ascoltano la parola di Dio e
non la comprendono; 13 e subito viene il diavolo e porta via quello che è stato seminato nei
loro cuori, perché non credano e siano salvati. 14 Quello poi che cadde nei luoghi sassosi,
sono coloro che appena ascoltano la parola, subito la ricevono con gioia; 15 ma quando
sopraggiunge una tribolazione o una persecuzione a causa della parola, ne restano
immediatamente scandalizzati; anche questi non hanno radice in sé, sono incostanti, perché
credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. 16 Quello che cadde
tra le spine, sono coloro che ascoltano la parola, ma le cure di questo mondo e la seduzione
delle ricchezze e gli altri affetti disordinati entrano nel loro animo e soffocano la parola,
sicché rimangono infruttuosi. 17 Infine il seme affidato alla terra buona, sono coloro che,
ascoltando la parola con buone, anzi ottime disposizioni, la intendono e la custodiscono e
portano frutti con la perseveranza».
[59] 18 E perciò noi frati, così come dice il Signore, «lasciamo che i morti seppelliscano i loro
morti».
19 E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non
abbia la sua mente e il cuore rivolti a Dio; 20 e, circuendo il cuore dell’uomo con il pretesto
di una ricompensa o di un aiuto, mira a togliere e a soffocare la parola e i precetti del
Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo, attraverso gli affari e le
preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi, così come dice il Signore: 21 «Quando lo spirito
immondo è uscito da un uomo va per luoghi aridi e senz’acqua in cerca di riposo e non la
trova; e allora dice: 22 Tornerò nella mia casa da cui sono uscito. 23 E quando vi arriva, la
trova vuota, spazzata e adorna. 24 Allora egli se ne va e prende con sé altri sette spiriti
peggiori di lui, poi entrano e vi prendono dimora, sicché l’ultima condizione di quell’uomo
diventa peggiore della prima.
[60] 25 Perciò, tutti noi frati, stiamo bene in guardia, perché, sotto pretesto di ricompensa, di
opera da fare e di un aiuto non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il
cuore dal Signore.
26 Ma, nella santa carità, che è Dio, prego tutti i frati, sia i ministri che gli altri, che,
allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in
qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, adorare e onorare il
Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le
cose.
[61] 27 E sempre costruiamo in noi una casa e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio
onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, e che dice: «Vigilate dunque e pregate in ogni
tempo, affinché possiate sfuggire tutti i mali che accadranno e stare davanti al Figlio
dell’uomo. 28 E quando vi mettete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli. 29 E
adoriamolo con cuore puro, poiché bisogna sempre pregare senza stancarsi mai; 30 infatti il
Padre cerca tali adoratori. 31 Dio è spirito, e bisogna che quelli che lo adorano, lo adorino in
spirito e verità ». 32 E a lui ricorriamo come al pastore e al vescovo delle anime nostre, il
quale dice: «Io sono il buon Pastore, che pascolo le mie pecore e do la mia vita per le mie
pecore». 33 «Voi siete tutti fratelli. 34 Non vogliate chiamare nessuno padre vostro sulla terra,
perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli. 35 Né fatevi chiamare maestri,
perché uno solo è il vostro maestro, che è nei cieli, [Cristo]». 36 «Se rimarrete in me e
rimarranno in voi le mie parole, domanderete quel che vorrete e vi sarà fatto. 37 Dove sono
due o tre riuniti nel mio nome, ci sono io in mezzo a loro. 38 Ecco, io sono con voi fino alla
fine dei secoli. 39 Le parole che vi ho detto sono spirito e vita. 40 Io sono la via, la verità e la
vita».
[62] 41 Manteniamoci dunque fedeli alle parole, alla vita, alla dottrina e al santo Vangelo di colui
che si è degnato pregare per noi il Padre suo e manifestarci il nome di lui, dicendo: «Padre,
glorifica il tuo nome» e: «Glorifica il Figlio tuo perché il Figlio tuo glorifichi te». 42 «Padre,
ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato, perché le parole che tu hai dato a
me, io le diedi loro; ed essi le hanno accolte e hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed
hanno creduto che tu mi hai mandato. 43 Io prego per loro; non prego per il mondo, 44 ma per
quelli che mi hai dato, perché sono tuoi, e tutto ciò che è mio è tuo. 45 Padre santo,
custodisci nel Nome tuo coloro che mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi. 46
Questo io dico nel mondo, affinché abbiano la gioia in se stessi. 47 Io ho comunicato loro la
tua parola, e il mondo li ha odiati perché non sono del mondo, come non sono del mondo io.
48 Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal male. 49 Rendili gloriosi
nella verità. 50 La tua parola è verità. 51 Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io li ho
mandati nel mondo. 52 E per loro io santifico me stesso, affinché anche loro siano santificali
nella verità. 53 Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che crederanno in me, per
la loro parola, affinché siano perfetti nell’unità, e il mondo conosca che tu mi hai mandato e
li hai amati, come hai amato me. 54 Ed io renderò noto a loro il tuo Nome, affinché l’amore
col quale tu hai amato me sia in loro ed io in loro.
55 Padre, quelli che mi hai dato, voglio che dove io sono siano anch’essi con me, perché
contemplino la tua gloria nel tuo regno». Amen.

 

CAPITOLO XXIII

PREGHIERA E RENDIMENTO DI GRAZIE
[63] 1 Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo
e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo
Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua
immagine e somiglianza hai posto in Paradiso, 2 E noi per colpa nostra siamo caduti.
[64] 3 E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, cosi per il
santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo
dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di
Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.
[65] 4 E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per
destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a
tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: Venite, benedetti
dal Padre mio, entrate in possesso del regno, che vi è stato preparato fin dalle origini del
mondo.
[66] 5 E poiché tutti noi miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che
il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto, insieme con lo
Spirito Santo Paraclito ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti
basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.
[67] 6 E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima Madre sempre vergine
Maria, i beati Michele, Gabriele e Raffaele e tutti i cori degli spiriti celesti: serafini,
cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà, virtù, angeli, arcangeli; il beato Giovanni
Battista, Giovanni evangelista, Pietro, Paolo, e i beati Patriarchi, i profeti, i santi innocenti,
gli apostoli, gli evangelisti, i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini, i beati Elia e Enoch
e tutti i santi che furono e saranno e sono, affinché, come a te piace, per tutti questi benefici
rendano grazie a Te, sommo vero Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo carissimo, il Signore
nostro Gesù Cristo e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
[68] 7 E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e
apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori,
ostiari, e tutti i chierici, e tutti i religiosi e le religiose, tutti i conversi e i fanciulli, i poveri e i
miseri, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le
continenti e le maritate, i laici, uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i
vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue,
tutte le nazioni e tutti gli uomini d’ogni parte della terra, che sono e saranno, noi tutti frati
minori, servi inutili, umilmente preghiamo e supplichiamo perché perseveriamo nella vera
fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo.
[69] 8 Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e
la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti
i sentimenti più profondi, tutti i desideri e la volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha
dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti, e ci salverà per
sua sola misericordia; Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi,
ingrati e cattivi.
[70] 9 Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient’altro ci piaccia e diletti,
se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno,
ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono, pio, mite, soave e dolce, che
solo è santo, giusto, vero, santo e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il
quale e nel quale è ogni perdono, ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e giusti, di tutti i
santi che godono insieme nei cieli.
[71] 10 Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si frapponga.
11 E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e
ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo
adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e
rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito
Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e
amano lui che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile,
incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime,
eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei
secoli. Amen.

 

CAPITOLO XXIV

CONCLUSIONE
[72] 1 Nel nome del Signore! Prego tutti i frati di imparare la lettera ed il contenuto delle cose che
in questa forma di vita sono state scritte a salvezza della nostra anima, e di richiamarle
frequentemente alla memoria. 2 E prego Dio affinché egli stesso, che è onnipotente, trino e
uno, benedica tutti quanti insegnano, imparano, custodiscono, ritengono a memoria e
praticano queste cose, ogni volta che ricordano e fanno quelle cose che in essa sono state
scritte per la salvezza della nostra anima. 3 E supplico tutti, baciando loro i piedi, che le
amino molto, le custodiscano e le conservino.
[73] 4 E da parte di Dio onnipotente e del signor Papa, e per obbedienza io, frate Francesco,
fermamente comando e ordino che nessuno tolga o aggiunga scritto alcuno a quelle cose che
sono state scritte in questa vita, e che i frati non abbiano un’altra Regola.
5 Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo, come era in principio e ora e sempre e nel
secoli dei secoli. Amen.

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