Articolo di Anna D’Andreti (OFS Sabbioncello).
Qual è il ruolo della Caritas in un paese dove tutto sommato si sta bene e non ci sono gravi emergenze economiche e sociali?
Nell’immaginario comune e per quanto risulta evidente, la Caritas raccoglie in vari modi e distribuisce il cibo ai poveri. Ma cosa rappresentano i poveri per un cristiano? Perché l’esercizio della carità nei loro confronti è stato addirittura istituzionalizzato dalla chiesa cattolica?
Cosa ci dice il Magistero
Il tema della Caritas Ambrosiana dell’anno pastorale 2019-2020 è: “Lasciamoci evangelizzare dai poveri per custodire la casa comune”. Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco il povero viene riconosciuto protagonista dell’evangelizzazione. La custodia della casa comune è uno dei temi principali dell’enciclica Laudato Si’. Leggendo i due documenti, inoltre, si riconosce che, in una prospettiva di ecologia integrale, la giustizia sociale va di pari passo con la giustizia ambientale.
Chi sono i poveri per il Vangelo?
L’annuncio fondamentale del Vangelo ci invita ad accogliere e ricambiare l’amore di Dio con le parole, gli atteggiamenti e le azioni concrete.
Dio Padre ha manifestato più volte nella storia il suo amore per l’uomo, e facendo assumere la nostra carne umana a suo Figlio, ci ha fatto veramente capire quanto valga per Lui questo misero essere, anche di fronte a tutta l’immensità del creato. Perciò, riconoscendoci figli di Dio, a noi cristiani interessa il bene dei nostri simili, e cerchiamo di realizzarlo al meglio delle nostre possibilità, al di là della solidarietà umana. Il cristiano, in quanto figlio di un Dio che “fa piovere sul giusto e sull’ingiusto” e che dona in maniera traboccante e senza misura, aiuta con gioia anche coloro che non si mostrano riconoscenti o che non si attengono sempre alle regole umane. Le modalità relazionali di un cristiano dovrebbero riflettere la misericordia di un Padre che non si affretta a punire chi sbaglia, ma che ha la pazienza di attendere il cambiamento interiore, con una misura che sembra irragionevole secondo i canoni della giustizia umana: “settanta volte sette”.
I fratelli che ci hanno preceduto nel cammino di fede – uno per tutti, Francesco d’Assisi – ci fanno da esempio su come vivere la carità e sull’atteggiamento interiore che l’accompagna. Francesco ci insegna la logica della restituzione: gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente doniamo. Questo concetto in Francesco viene estremizzato a tal punto da considerare l’appropriazione dei beni come un furto al povero di quello che è suo di diritto e l’appropriazione delle opere buone un furto a Dio che è la fonte di ogni bontà.
Non tutti i cristiani arrivano a questi livelli di santità, ma sono consapevoli che tutto è dono, contro l’atteggiamento di alcuni che affermano: “che si son fatti da soli”, convinti che tutto sia loro dovuto e conseguentemente chiusi ai bisogni di chi ai loro occhi non vale abbastanza. Ritenere che un povero sia in quella condizione per colpa sua, è una disposizione d’animo irriconoscente e semplicemente non cristiana.
I poveri, gli ultimi, quelli che la società scarta, hanno invece un posto privilegiato nel cuore di Dio: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Essi hanno un ruolo fondamentale nel cammino verso la salvezza, perché nelle loro sofferenze incarnano il Cristo sofferente. Papa Francesco, con un’espressione molto forte, dichiara “necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro”.
L’approccio del volontario Caritas nei confronti di chi è diverso
Mossa da queste ispirazioni, la Caritas cerca di assicurare il cibo a tutti e di promuovere l’emancipazione dei poveri in molti altri aspetti, come l’educazione, la salute, e specialmente il lavoro, in quanto fonte di reddito per accedere alle risorse necessarie e mezzo per esprimere la propria dignità di essere umano.
Apprezziamo il povero col suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede, in modo da farlo sentire a casa sua.
Ad Osnago abbiamo molti credenti dell’Islam, più o meno poveri, che presentano un buon livello di integrazione. Dobbiamo ricordare di essere, come loro, figli di Abramo, e di adorare allo stesso modo un Dio unico e misericordioso; i musulmani riconoscono con noi il valore di molti insegnamenti di Gesù. Ammiriamo il tempo che i nostri fratelli musulmani dedicano alla preghiera, il loro atteggiamento di affidamento a Dio e di misericordia verso i più poveri.
Un’ecologia Integrale
Evangelizzare è rendere presente nel mondo la bellezza del Regno di Dio. Egli desidera la felicità dei suoi figli non solo nella pienezza eterna, ma anche su questa terra, che ha allietato con le sue creature animate e inanimate. Sentiamo la responsabilità, come cristiani e cittadini, di custodire la nostra casa comune con una vita sobria, che si opponga alla logica dell’accaparramento, che su larga scala, come conseguenza della cattiva distribuzione delle risorse e della pratica generalizzata dello spreco, ha portato alla povertà di molti.
Il ritorno alla semplicità ci permetterà di gustare meglio le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che ci sono donate, liberandoci dalla dipendenza da ciò che possediamo, stimolando la nostra comunità ad una riflessione sul proprio stile di vita che si opponga all’indifferenza consumistica. In questo contesto si sviluppano atteggiamenti di rinuncia e gesti generosi, anche se nessuno li vede o li riconosce.
Sinergie con le risorse del territorio
La nostra presenza si inserisce in un sistema di solidarietà che attribuisce la priorità al benessere della comunità rispetto all’appropriazione da parte di pochi. Per portare avanti le nostre attività, ci avvaliamo delle sinergie con il Comune e con le Associazioni presenti nel territorio.
Apprezziamo l’aiuto di tutti coloro, che, pur non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente il bene comune. Siamo loro alleati nell’impegno per la difesa della dignità umana e per una convivenza pacifica e costruttiva nel mondo in cui viviamo.
Un aiuto non solo filantropico, ma che affonda le radici in Cristo
Il gruppo della Caritas testimonia l’identità cristiana all’interno di questa comunità ben integrata e vuol essere come una scintilla che faccia divampare il desiderio di partecipare alla vita della Chiesa.
Per andare avanti ci affidiamo sempre all’amore di Dio, che, solo, ci può dare la forza e la luce di cui abbiamo bisogno. L’infinita creatività del Suo Spirito ci conduca su strade sempre nuove per poter essere i suoi strumenti in tutto ciò che ci richiederà.
Osnago, 3 maggio 2020.