Foto: OFS Sabbioncello
Merate (LC) 2 maggio 2024
Un sabato sera di fine aprile, dopo cena, nove confratelli dell’OFS di Sabbioncello e il padre assistente hanno incontrato padre Giorgio Bertin, frate minore, vescovo emerito di Gibuti e per molti anni Nunzio Apostolico in Somalia.
Mons. Bertin ha avuto ed attualmente ricopre molte cariche ecclesiastiche nell’Area del corno d’Africa, ma da noi si è fatto conoscere come missionario, mandato dal nostro Signore con lo stile di San Francesco a portare a tutti gli uomini, con la vita e con la presenza, il messaggio fondamentale che la salvezza è in Gesù Cristo e che Lui vuole incontrarci personalmente ed abitare in ognuno di noi.
Sua Eccellenza è stata parte attiva nel dialogo interreligioso e nella cooperazione internazionale per affrontare le difficoltà delle regioni di cui è stato amministratore: l’estremismo islamico, la povertà, la violenza e la mancanza di infrastrutture. Ha lavorato per promuovere la pace e la solidarietà tra le diverse comunità religiose e per migliorare le condizioni di vita dei più vulnerabili, come i disabili. Ad esempio, con delle suore guanelliane e degli esperti, ha organizzato il primo censimento dei bambini disabili a Gibuti ed ha portato avanti uno specifico programma di formazione e aperto due scuole inclusive. Dopo alcune presentazioni sul tema all’università del paese, lo stato ha istituito l’agenzia nazionale delle persone disabili.
Quando è partito per la missione in un territorio così difficile, i superiori lo avevano avvisato di non farsi illusioni e che non avrebbe ottenuto molti risultati. Ma lui ha voluto abitare quelle terre lontane senza scoraggiarsi, a partire dall’età di 22 anni, quando insegnava alle elementari, fino ad arrivare alle più grandi cariche diplomatiche, religiose e umanitarie. Cosa accade dopo una vita spesa nella dedizione? Dio vuole darci una consolazione anche su questa terra, un segno che facciamo bene se rimaniamo nella sua volontà sia per nostro conforto che come testimonianza e incoraggiamento nei confronti dei fratelli. Ad esempio, dopo tanti anni p. Giorgio è stato contattato da un suo alunno delle elementari somalo, rifugiatosi negli stati Uniti quando in Somalia è scoppiata la guerra civile. Quest’uomo gli ha chiesto di presenziare alla cerimonia della sua ordinazione sacerdotale in San Antonio, USA. Per p. Giorgio è stata una notizia eclatante, se pensiamo che in Somalia i cattolici autoctoni sono dell’ordine di poche decine di unità.
Da questo episodio possiamo capire che non sono necessarie grandi predicazioni, grandi numeri, non bisogna cercare risultati immediati, ma basta seminare dando il buon esempio. Lasciando fare a Dio, le cose buone produrranno un buon frutto a loro tempo, anche se non è quello che ci aspettiamo.
La modalità operativa del missionario suggerita da San Francesco è agire con rispetto, senza invadenza. Anche in territori ostili, dove le opere grandiose messe in piedi dalle organizzazioni cristiane sono state distrutte e le chiese chiuse, p. Giorgio ha portato avanti una strategia dei piccoli passi, come negoziare la presenza anche di un solo sacerdote in Somalia, il permesso di celebrare nelle case o il permesso di effettuare trasmissioni radiofoniche di contenuto cattolico, seppure per pochi minuti al giorno. In terre a governo islamico non è poco.
Un principio forte della nostra missione come cristiani è quello di uscire dalle sagrestie per andare incontro al fratello con la sua cultura, la sua diversità. Possiamo farlo in tanti contesti: nelle organizzazioni culturali, umanitarie, dovunque ci sia un uomo di buona volontà e disposto al dialogo.
Cosa ha trasmesso a noi in quanto OFS, su come intendere la missione? La missione, per i frati come per i terziari, non è tanto ottenere delle conversioni eclatanti o migliaia di battesimi in terre non cristiane, ma semplicemente portare Gesù a tutti con la nostra vita e con l’apertura all’altro, che è nostro fratello perché Gesù ha dato il suo sangue per lui, come lo ha versato per noi.
Se mons. Bertin ha trovato il modo di dialogare e trovare rispetto in terre ostili, portiamo la sua testimonianza a casa, nel lavoro e nel mondo, dove la parola di Dio è stata deliberatamente rimossa, e con la semplicità della nostra vita, e se si presenta l’opportunità anche con le parole, affermiamo il valore e la dignità di ogni uomo, a cui Gesù Cristo offre ogni giorno la salvezza.
Anna D’Andreti – OFS Sabbioncello di Merate (LC)