Dell’infanzia di sant’Antonio di Padova e da Lisbona si conosce poco. La stessa data di nascita che viene collocata al 15 agosto, giorno dell’Assunzione al cielo di Maria Vergine, non è certa.
Ferdinando, questo è il nome di battesimo, nasce a Lisbona da genitori nobili.
Intorno ai quindici anni entra nel monastero di San Vincente di Flora, alle porte di Lisbona.
Egli stesso commenta così questo avvenimento: “Chi si ascrive ad un ordine religioso per farvi penitenza, è simile alle pie donne che, la mattina di Pasqua, si recarono al Sepolcro di Cristo”.
Considerando la mole di pietra che ne richiudeva l’imboccatura, dicevano: ”chi rotolerà la pietra”? Grande è la pietra, cioè l’asprezza della vita di convento: il difficile ingresso, le lunghe veglie, la frequenza dei digiuni, la parsimonia dei cibi, la rozzezza delle vesti, la disciplina dura, la povertà volontaria, l’obbedienza pronta … chi rotolerà questa pietra all’entrata del sepolcro? Un angelo sceso dal cielo, narra l’evangelista, ha fatto rotolare la pietra e vi si è seduto sopra.
Ecco, l’angelo è la grazia dello Spirito Santo, che irrobustisce la fragilità, ogni asperità ammorbidisce, ogni amarezza rende dolce con il suo amore.
Il monastero di San Vincente era troppo vicino alla casa natale di Ferdinando e ciò lo disturbava poiché egli ricercava il distacco per dedicarsi alla preghiera, allo studio ed alla contemplazione.
Dopo un paio di anni si trasferisce al monastero agostiniano di Santa Croce a Coimbra e vi rimane per otto anni. Nel 1220 viene ordinato sacerdote.
In quegli anni, ad Assisi, un altro giovane di ricca famiglia abbracciava un ideale di vita nuovo: era San Francesco. Alcuni seguaci del quale nel 1219 giunsero a Coimbra per proseguire verso la terra di missione prescelta: il Marocco.
Di lì a poco Ferdinando ha notizia del martirio di questi santi protomartiri francescani i cui resti mortali venivano esposti alla venerazione dei fedeli proprio a Coimbra.
Ferdinando di fronte a questo esempio di sacrificio della propria vita, decide di lasciare l’abito agostiniano per rivestire il saio francescano e, per rendere più radicale l’abbandono della propria vita precedente, decide di assumere il nome di Antonio.
Si trasferisce all’eremo di monte Olivais. Il desiderio del nuovo frate francescano Antonio era quello di emulare i primi martiri francescani in Marocco e parte per quella terra ma viene subito colto da febbri malariche, che lo costringono a ritornare in patria.
La volontà di Dio era diversa ed un fortunale costringe la nave ad attraccare a Milazzo nei pressi di Messina in Sicilia, dove si unisce ai francescani del luogo. Qui apprende che S. Francesco aveva convocato per la Pentecoste un capitolo generale dei frati ad Assisi e nella primavera del 1221 si mette in cammino verso l’Umbria dove conosce Francesco nel “Capitolo delle Stuoie”.
In seguito Antonio si trasferisce in Romagna inviato all’eremo di Montepaolo come sacerdote per i confratelli.
Nel 1222 tiene una conferenza spirituale durante un’ordinazione sacerdotale a Rimini. Lo stupore per la sua intelligenza e scienza fu generale; i confratelli lo eleggono all’unanimità Predicatore.
Da quel momento comincia il suo ministero pubblico predicando in Italia ed in Francia .
Dal 1227 al 1230 quale ministro provinciale dell’Italia del nord visita i territori della vasta provincia predicando alla popolazione, visitando i conventi e fondandone di nuovi. In questi anni redige e pubblica i Sermoni domenicali.
Nel 1228 si dirige a Roma dove viene trattenuto da Papa Gregorio IX per predicare gli esercizi spirituali della curia papale. In questa occasione il Papa lo definì Scrigno delle Sacre Scritture.
Terminata la predicazione si dirige ad Assisi per la solenne canonizzazione di Francesco ed infine ritorna a Padova per continuare la sua predicazione nella provincia dell’Emilia.
Nel 1230 in occasione di un nuovo Capitolo Generale ad Assisi Antonio si dimette dall’incarico di ministro provinciale per venire nominato Predicatore Generale ed essere inviato nuovamente a Roma.
Alla predicazione Antonio alternava l’insegnamento della teologia ai sacerdoti e a coloro che aspiravano a diventarlo. Fu il primo maestro di teologia dell’Ordine Francescano ed anche il primo grande scrittore.
Antonio torna a Padova alla fine del 1230 e vi rimase fino al beato Transito.
In questi anni Antonio conclude la redazione dei Sermoni domenicali; nel 1231 decide di predicare tutti i giorni di Quaresima uno straordinario Quaresimale che rappresentò l’inizio della rinascita cristiana della città di Padova.
Alla fine del quaresimale nei mesi di maggio e giugno del 1231 si ritira Camposampietro, in campagna, a circa 30 Km dalla città di Padova.
Di giorno trascorre il proprio tempo in una piccola capanna fatta costruire su un noce.
Da qui Antonio, fiaccato dalla malattia, parte morente per Padova il 13 giugno e rende l’anima a Dio nel piccolo convento delle Clarisse all’Arcella, alle porte della città.
Prima di morire pronuncia queste parole: ”Vedo il mio Signore”.