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La Vergine Del Segno – A Cura Di Enrico Benedetti (OFS Sabbioncello)
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Nella quarta domenica d’Avvento il Vangelo di Matteo (1, 23) cita la profezia di Isaia 7,14, che recita: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Questo versetto è alla base di una delle più antiche rappresentazioni cristiane della Vergine Maria, nota appunto come «Vergine del Segno» (Fig. 1 file allegato), che ha trovata ampia diffusione nell’Oriente cristiano in affreschi, mosaici, iconostasi e icone isolate. Si tratta di un’immagine della Madre di Dio con le mani alzate in atteggiamento orante, prefigurata già in numerosi affreschi nelle catacombe romane, dove le immagini di donne oranti sono il simbolo delle anime cristiane che lodano e adorano Dio.

Queste immagini erano a loro volta derivate da una figura familiare all’arte romana antica, che aveva il titolo di pietas, simbolo della virtù, ideale dell’amore, della pietà e della fedeltà verso la famiglia, verso lo Stato e verso gli dei. Ben presto, intorno al IV secolo, quando queste figure femminili portano il Bambino sul petto, rappresentano Maria. Successivamente, a partire dal VI secolo, analoghe rappresentazioni si trovano nell’arte bizantina e il modello fu portato in Russia già prima dell’XI secolo.

La tipologia classica dell’Icona della «Vergine del Segno» raffigura la Madonna con le mani alzate in atteggiamento orante e con al centro, posto fra il petto ed il grembo della Vergine, un grande disco dorato (clipeo) – espressione della luce divina – che racchiude l’Emmanuele non ancora nato, vestito e benedicente. I tratti somatici del volto di Gesù non sono quelli di un neonato, ma quelli di un giovane, a esprimerne la Sapienza; la mano destra è in atteggiamento benedicente, con le dita a indicare la Trinità, mentre la mano sinistra tiene il rotolo sigillato della Scritture che solo Lui può aprire. Una variante di questa icona raffigura Gesù con le braccia aperte in segno di accoglienza verso l’umanità ed entrambe benedicenti.

Un’altra variante di questa Icona, del XIX secolo (Fig. 2 del file allegato), si trova nell’Ufficio Archeologico presso l’Accademia Ecclesiastica Moscovita. È denominata «Il tuo grembo è divenuto sacra mensa» ed esprime bene il silenzio della preghiera, dell’ascolto e dell’accoglienza. In questa Icona troviamo dei particolari significativi, insoliti in icone di questo tipo: nell’angolo superiore sinistro è raffigurata una colomba, simbolo dello Spirito Santo che adombra la Vergine e genera in Lei il Salvatore; il grembo di Maria racchiude un tempio davanti al quale è raffigurato Gesù che, circondato da raggi luminosi, sporge da un calice posto sull’altare. Questo espediente iconografico rimanda all’Evento Salvifico della Croce e Maria, Vergine dell’attesa, si delinea già come Vergine della Pasqua.

Questa Icona collega inoltre il versetto di Isaia 7,14 a un passo contenuto nel Primo Libro dei Re che recita: “Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che hai costruita!” (1Re 8,27). Nell’Icona si vede chiaramente che il tempio non riesce a contenere il Signore, che però è contenuto nel grembo di Maria, che i Padri della Chiesa definirono, appunto, «Platytera», cioè La più vasta dei cieli, perché poté generare [e contenere] Colui che i cieli dei cieli non possono contenere. Il passo del primo Libro dei Re rimanda, a sua volta, a un’espressione scaturita dalle labbra di Giacobbe e contenuta nel Libro della Genesi: “Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo” (Gen 28, 17), definizione di Maria entrata nella Tradizione Cristiana che, nelle Litanie, chiama Maria «Porta del cielo».

Questa Icona presenta Maria come il primo Ostensorio dell’Umanità che porge a tutti la Fonte e l’Origine della Salvezza ed è modello per tutti quelli che vogliono mantenere il senso della Presenza Divina in loro.

 

Enrico Benedetti

OFS Sabbioncello

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