È a Subiaco, nel monastero benedettino, e ritrae il santo senza aureola e stimmate.
Le immagini ci parlano sempre. E la stessa parola, “immagine” ci fa andare con la mente – proprio – all’immaginazione. ”Immaginare” ha una potenza evocativa incredibile. Si immagina sempre “qualcosa” di bello, di caro, che dà speranza. E, allora, un’effige di Francesco d’Assisi cosa può offrire al cuore di chi la osserva? Quale emozioni può suscitare? Ci sono tante immagini, ritratti che vedono il santo di Assisi protagonista. Ma una, in particolare, ci fa “immaginare” – appunto – il santo Poverello giovanissimo, ritratto nel monastero benedettino di Subiaco. Affresco che forse più di ogni altra testimonianza ci riporta a quei lontani giorni in cui Francesco era ancora vivo. Infatti, la raffigurazione di cui stiamo parlando non lo presenta con l’aureola, né tantomeno con le famose stimmate ricevute nel 1224.
Si nota, invece, altro: osservando l’affresco conservato del Monastero Benedettino di Subiaco nella Cappella di San Gregorio, Francesco ha lo sguardo dolorante, visibili cicatrici sugli occhi, avendo avuto una dolorosa operazione. L’immagine è inserita in un riquadro rettangolare. La figura del santo di Assisi spicca su un fondo scuro. Francesco è a piedi nudi, vestito col saio, l’abito dei pellegrini e dei penitenti, stretto in vita da un cordone. Il viso incorniciato dal cappuccio. Il volto allungato, con barba, esprime dolcezza. E’ la dolcezza del mite Francesco che noi tutti conosciamo grazie alle sue biografie.